Si intitola “Santa Rosalia” il primo ep di GIGLIO, disponibile da venerdi 31 gennaio su tutte le piattaforme di streaming digitale, istribuito da ADA Music.
L’ep è l’apoteosi di GIGLIO: ci porta nel suo affascinante mondo che si pone come chiave moderna di incontro tra urban e folk. Tappeti elettronici, urban vibes e richiami nediterranei si fondono insieme in un mix di anime eterogeneamente omogenee
Nelle sei tracce che compongono l’ep, Giglio ripercorre uno ad uno i temi che più l’hanno toccata in questo cammino alla ricerca di sé, indagando sulle origini delle proprie emozioni e su aspetti di vita quotidiana direttamente o indirettamente vissuti. Un’esperienza immersiva tra interiorità ed esteriorità, tra ciò che siamo e ciò che riflettiamo al di fuori di noi, tra ciò che vorremmo essere e ciò che la società ci fa credere di essere, un ponte collegamento tra i comportamenti umani e i meccanismi interiori da cui essi derivano.
I brani sono caratterizzati dai richiami mediterranei della musica popolare che si fondono all’elettronica con ritmi latini che ne enfatizzano la carica. La forza della cantautrice tutta anima, pane e peperoncino (come ama definirisi) risiede proprio nella sua innata capacità di unire tradizione e modernità, radici e contaminazioni.
“Santa Rosalia” è stato interamente scritto, composto e interpretato da Martina Giglio e prodotto da Cali Low, ad eccezione di “Quanto è grande il mare” scritto e composto con Andrea Bruno e prodotto da Massimiliano Zaccone, e “Cammafa’” coprodotta con Domiziano Luisetti.

TRACKLIST:
- INTRO
- Festa
- Cammafa’
- Quanto è grande il mare
- SEMPRE LEI
- Santa Rosalia
BIO:
GIGLIO, all’anagrafe Martina Giglio, è una cantautrice torinese, ma nelle sue vene scorre sangue calabrese. La musica I’accompagna fin da piccola durante i lunghi viaggi in macchina con la famiglia e con il tempo diventa per lei una presenza quotidiana. Saranno proprio le sue origini mediterranee e i suoi ascolti, oscillanti tra la black music e cantautorato italiano, a rivelarsi fondamentali nel percorso di crescita ed identificazione artistica.
Inizia presto ad esibirsi live nei club di provincia in diverse formazioni, reinterpretando cover nella sua cifra stilistica, in apertura a vari artisti tra cui Cosmo. Sente però poi la necessità di dedicarsi alla propria di musica, grazie anche al C.E.T. di Mogol: nel 2016 vince una borsa i studio e si diploma come interprete di musica leggera prima, successivamente come autrice nel 201 8.
Nello stesso anno, con un suo brano inedito, si aggiudica un posto tra i finalisti nazionali di Area Sanremo Durante il periodo del lockdown (2020), lancia sui profili social I format #beatsuvoce trovando la partecipazione di molti musicisti e beatmaker emergenti del panorama italiano, iniziativa da cui nascerà una raccolta su SoundCloud,
I1 2023 è l’anno del suo esordio con la pubblicazione del primo singolo “Festa”
Nel 2024 vince il premio CIAO Contest- Rassegna Lucio Dalla, trasmessa su Rai1, come Artista emergente dell’anno con il brano “Santa Rosalia” e si esibisce al Teatro Celebrazioni di Bologna insieme agli altri vincitori: Brunori Sas, Calcutta, Daniela Pes, Dardust, Madame e i Pinguini Tattici Nucleari. Nello stesso anno torna al C.E.T. di Mogol per un songwriting camp di musicisti selezionati
Di seguito la nostra INTERVISTA:
Ciao Martina! Il tuo EP “Santa Rosalia” esplora una vasta gamma di emozioni e tematiche. Cosa ti ha portata a unire la tua esperienza personale con la tua musica?
Ciao ragazz*, in realtà è stato un processo estremamente naturale e spontaneo di ricerca dentro e fuori di me. Mi soffermo spesso a psicoanalizzare me stessa, azioni di vita quotidiana e la società che mi circonda, cercando di trovare sempre un gancio tra ciò che accade e il motivo per cui succede, e trasformarlo in musica è la mia chiave di volta.
Quanto le tue origini mediterranee hanno influenzato il tuo sound visto che combini folklore e sonorità più urban?
Decisamente direi! Andando avanti, passo dopo passo, mi sono accorta che le melodie mediterranee, così come l’utilizzo del dialetto (quando richiamato dalla melodia), sono un po’ il fulcro della mia identità artistica. E ne sono rimasta io stessa piacevolmente sorpresa per la spontaneità con cui si è palesato il tutto, come se ci fosse sempre stato un legame indissolubile, latente, con la mia terra di orgine (terra dei miei genitori), la Calabria, che avesse solo bisogno di emergere nel momento giusto.
Dall’altra parte sono cresciuta con la black music e il cantautorato italiano, man mano al bagaglio musicale si è aggiunta l’esplorazione verso nuovi mondi tra cui l’urban, la musica latino-mediterranea e l’elettronica, ed è così che è confluito tutto nel mio sound.
Ci sono degli artisti a cui ti ispiri?
Avoglia, tanti, troppi ahah partirebbe un lungo elenco. Diciamo però che il filo conduttore dei miei idoli è sempre stata l’emozione che riescono a suscitarmi, che è poi la mia più grande aspirazione: quella di riuscire a smuovere l’ascoltatore con la mia musica, con la mia voce.
Se invece dovessi scegliere degli artisti con cui ti piacerebbe collaborare che nomi diresti?
Anche qui l’elenco sarebbe lungo, ma vi faccio tre nomi al brucio: Elisa, Paolo Nutini e Nathy Peluso.
Hai iniziato la tua carriera reinterpretando cover, ma poi hai scelto di concentrarti sulla tua musica originale. Cosa ti ha spinto a fare questo salto?
Reinterpretare cover degli altri mi è sempre piaciuto e mi piace tutt’ora, lo trovo liberatorio, tuttavia sembra facile farlo, ma in realtà non lo è. Devi entrare nel brano, nella vita del* cantant* capire le sue emozioni e renderle tue, essere un* brav* cantante spesso non coincide con l’essere un* brav* interprete. Gli anni di live con cover quindi sono stati fondamentali per formare e consolidare le mie capacità interpretative, ed è uno step che io consiglio a chiunque voglia fare della musica la propria professione.
Però, ad un certo punto, cresceva in me la necessità di scrivere qualcosa di mio, personale, di dare voce a ciò che sentivo dentro di me. Dal sentirne la necessità a farlo poi il passo è stato lungo: diciamo che io sono stata la prima autosabotatrice di me stessa, pensavo di non essere in grado di scrivere, di non essere all’altezza. Poi una sera, davanti al piano, è nato un brano, quasi per magia, molto importante per me e lì ho sentito che non era successo per caso, che era un segnale forte. Subito dopo, il C.E.T., la scuola di musica di Mogol, mi ha aiutata molto nel processo di scrittura e, dopo essermi diplomata come autrice, mi sono pian piano sbloccata. Ho iniziato a scrivere davvero per me, fregandomene del risultato e di cosa potessere pensare gli altri, e da lì è iniziato tutto.
Pensi che la musica possa fungere da supporto in momenti di crisi emotiva?
Certo, assolutamante, la musica in tutte le sue forme è per me curativa. Dal cantare, al suonare, allo scrivere, all’ascoltare. Sia nei momenti di tristezza che in quelli di gioia.
Nel 2024 hai vinto il premio come Artista Emergente dell’Anno con “Santa Rosalia”, un brano che ha avuto un grande riscontro. Come ti ha cambiato questa vittoria?
Il 2024 per me è stato un anno incredibile, sicuramente il più bello fino ad ora artisticamente parlando, infatti non volevo finisse ahahah
Quando ho scritto Santa Rosalia sentivo che sarebbe stata per me una canzone importante e infatti l’ho custodita con cura fino a quando non è arrivato il momento di farle spiccare il volo. Mi ha dato grandi soddisfazioni quest’anno e spero che, come il resto dell’EP, possano riservarmene altrettante nel futuro prossimo. Sia il premio Ciao Contest-Rassegna Lucio Dalla, che l’esibizione sul palco del Circo Massimo per il 1 Maggio Roma sono esperienze che porterò per sempre nel cuore, ho provato un’emozione indescrivibile e capito che è questo ciò che voglio fare ogni giorno. In più queste vittorie hanno finalmente tenuto a bada la Martina “autosabotatrice”, e mi hanno dato la conferma di quanto valga il mio progetto.
Lo scorso anno è stato ricco di successi per te, guardando al futuro musicale, quali sono gli obiettivi e le sfide che ti senti pronta ad affrontare?
Non vedo l’ora di partire con i live e spero che prima o poi anche io potrò calcare il palco di Sanremo, se Carlo Conti non avesse messo il limite di età quest’anno, la mia Cammafa’ era già pronta per brillare… finger crossed!